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Dott. DANIELE G. MASCIULLO - Classe 1976, è nato e risiede a Galatina, in provincia di Lecce. Giornalista. E' editore e direttore responsabile di circoitalia.it Appassionato dell'arte circense, è socio del Club Amici del Circo (C.A.de.C). Il blog personale è www.danielemasciullo.com

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THOMAS ZERBATO - Nato nel 1996 a Monza, si appassiona al circo fin da piccolo. Si è fatto conoscere e apprezzare in questo mondo grazie ai disegni creati nel corso degli anni. Si occupa dei contenuti redazionali e, in particolare, delle sezioni “Arte” e “Interviste”.

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“Sorridete alla vita e la vita vi sorriderà sempre”. Elder Clown Ridolini si racconta

“Sorridete alla vita e la vita vi sorriderà sempre”. Un messaggio importante ed eloquente. Un messaggio diretto al pubblico del circo e lanciato da Elder Clown Ridolini attraverso le sue pagine social ma che lo stesso straordinario personaggio riesce a trasmettere agli spettatori attraverso i suoi sketch dalla pista e dalle gradinate.

Sotto lo chapiteau dell’Imperial Royal Circus gli sketch di Ridolini divertono, strappano tanti sorrisi, non solo ai più piccoli. I suoi ingressi nel corso dello spettacolo, ora con il sax, ora con gli “attrezzi” necessari alla sua esibizione, sembrano quasi invocati dal pubblico.

Abbiamo incontrato Elder Dell’Acqua, in arte Elder Clown Ridolini, nel corso di uno show dell’Imperial Royal Circus. Pochi minuti di tempo, tra un numero e l’altro, ma sufficienti per rimanere “folgorati” dal suo entusiasmo e dalla passione per il suo lavoro. La gioia e la voglia di sorridere alla vita (come raccontato nei canali social) che traspare anche dalla luminosità dei suoi occhi che catturano l’attenzione. Scarpe bianche, grosse e sproporzionate, abito nero luccicante, cappello, papillon e trucco che “colora”, sempre in maniera sobria, il viso. Una figura elegante che in pista diverte e si diverte, che riesce in maniera del tutto naturale a coinvolgere lo spettatore e ad accompagnarlo in un mondo fantastico, a lui sconosciuto, che è quello del circo, fatto di luci, colori nonché di esibizioni di un buon livello tecnico e artistico.

“Faccio parte della quarta generazione ma è già nata la quinta con le figlie di mio fratello. Sono il terzo Ridolini e arrivo dopo i miei zii che sono stati dei grandi clown – racconta Elder Dell’Acqua -. La mia famiglia è molto numerosa ma da un punto di vista artistico si è divisa nel dopoguerra per scegliere il mondo del circo e il mondo del cinema. I miei zii, Alberto e Roberto, hanno fatto sempre parte del circo ma hanno fatto anche cinema. Io, invece, ho lavorato solo nel circo così come la mia famiglia. Sin da piccolo, tutti vedevano in me delle particolari doti artistiche e devo dire che sono sempre stato affascinato dal personaggio del clown anche perché ero sempre accanto agli zii. Posso dire che questa figura l’ho vista sempre come parte di me. Ho iniziato ad esibirmi durante gli spettacoli con delle piccole partecipazioni, ma con il passare del tempo si capiva che, nonostante la mia giovane età, ero sempre più capace di ricoprire la figura del clown. Ho così scelto di fare questo lavoro e, per seguire le orme dei miei zii, continuare il nome Ridolini”.

Il clown regala sempre un vortice di emozioni: sorride, diverte, abbraccia il suo pubblico e poi, come nel caso di Elder, suona uno strumento.

”Mi definisco differente dal solito clown che le persone sono abituate a vedere – precisa Elder -. Mi rendo conto che chi vede lo spettacolo resta affascinato dalla mia figura perché, come anticipato, non sono il classico clown ma in pista mi piace interagire molto con le persone che, senza rendersene conto, da spettatori diventano protagonisti dello show, come se fossero loro gli artisti. L’interazione non avviene solo negli sketch. Durante lo spettacolo mi diverto a ‘gettarmi’ tra le braccia del mio pubblico, da una parte all’altra delle gradinate. Devo dire che questo modo di intrattenere piace molto allo spettatore che ama il mio modo di interpretare il ruolo, motivo per cui si affeziona al personaggio. Ad oggi mi definirei, quindi, un clown ‘anticonformista’. Sottolineo però che sono sempre me stesso in quello che faccio. Quel ‘matto’ del clown che tutti vedono in pista alla fine rispecchia il mio carattere: il lato allegro e spensierato del personaggio fa emergere il mio modo di essere, il mio ‘io’, trasferito, ovviamente, in maniera artistica. Il clown Ridolini ed Elder viaggiano in parallelo. Il clown è stato sempre rappresentato come una figura triste ma non è del tutto vero perché si possono attraversare momenti bui e difficili, come tutti nella vita, ma ci si trasforma quando si entra a far parte dello show. E’ sì una maschera, ma con una doppia personalità mi verrebbe da dire, proprio perché quando è in pista il clown non lascia trapelare nulla del suo stato d’animo. Accade anche a me. Quando però mi vengono puntati addosso i riflettori entro nel mio personaggio e tutto il resto scompare. Quando sono in pista sono comunque io, Elder. E’ vero che molto dipende dal tuo umore in quel momento. Un artista che deve essere brillante e divertente nei panni di un clown deve avere un certo equilibrio interiore quando è a contatto con il pubblico perché quello che traspare è effettivamente il suo stato d’animo. Il mio lavoro è bello perché non ho un copione da rispettare ma è tutto veramente spontaneo. Dico ciò perché ogni spettacolo è diverso, come il pubblico che viene a vederlo. I miei numeri sono rappresentati in maniera differente perché è il pubblico che detta i modi ed i tempi dello sketch. Se le persone rispondono bene e sono predisposte all’interazione il mio approccio diventa più semplice”.

Il circo è un mondo visivamente ed emotivamente coinvolgente. Un evento dal vivo in cui le persone possono incontrarsi e vivere emozioni genuine e autentiche anche se sta attraversando un momento non facile.

“Il mondo del circo è ancora uno di quei pochi in cui tutto è reale. Oggi, invece, siamo circondati dalla finzione e quello che vediamo è quasi sempre creato ad hoc, costruito per piacere – aggiunge ancora Elder Dell’Acqua -. Nel nostro mestiere, ciò che prova il cuore viene rappresentato e ciò viene osservato dal pubblico nello stesso momento. E’ come vivere un’altra realtà, toccandola con mano. Quello del circense è diventato oggi un lavoro molto complicato perché non è più semplice farlo come una volta e perché è diventato difficile invogliare le persone a ‘vivere’ il circo. Tutto ciò è conseguenza del mondo in cui viviamo, in cui ognuno di noi ha tutto, in particolare i bambini ed i ragazzi. Far capire che la bellezza della vita è anche potersi godere il rapporto con un’altra persona è diventato arduo. Con i giovani poi risulta ancora più ostico perché sono abituati a vivere in un sistema virtuale. Il mondo del circo sta pagando duramente questo mutamento. La vita dei circensi è cambiata col tempo e, a volte, noi stessi la rendiamo ancora più difficile. Cercherei di migliorare proprio il rapporto tra le famiglie del circo, indirizzandolo verso una maggiore collaborazione e sostegno reciproci. Come in tutti i mestieri, c’è chi lavora meglio di altri, chi ha più fortuna, chi ha maggiori opportunità. Ma sono convinto che, se si lavora con amore, passione e rispetto per il pubblico, quello del circo rimane, ancora oggi, lo spettacolo dal vivo più bello da ammirare ed apprezzare”.

Daniele G. Masciullo

 

 

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