“Il circo colorato” è un libro da collezionare, da custodire gelosamente e che ogni appassionato dovrebbe conservare nella propria libreria. Il volume, realizzato dal serbo Jovan Andrić e prodotto da Becom, è un ricchissimo archivio fotografico di circa 300 pagine che raccoglie i manifesti dei circhi italiani, le locandine, le copertine dei programmi ed i bozzetti che sono stati scansionati e fotografati in maniera attenta e scrupolosa. Siamo di fronte, quindi, a una autentica collezione (ogni immagine, infatti, proviene dall’archivio privato dell’autore) che abbraccia un lunghissimo periodo che inizia dagli anni cinquanta.
“Il mio personale legame con il mondo del manifesto per il circo è nato quando avevo solo tre anni, il giorno in cui mia madre portò a casa un manifesto di ‘Moira Orfei’ – racconta Jovan Andrić -. Rimasi affascinato dal canguro che, con cinque guantoni da boxe sulle zampe e sulla coda, si batteva con un clown. La prima volta che ricordo di essere stato al circo fu un’uggiosa giornata dell’aprile del 1978, quando avevo appena quattro anni. Mio nonno mi portò a vedere il circo a tre piste ‘American Circus’ di Togni”.
Ma Jovan non poteva certo immaginare che, nel giro di pochi anni, questa sua attrazione verso l’arte circense si sarebbe trasformata in una straordinaria passione.
“Negli ultimi anni Settanta e primi anni Ottanta continuai a vivere in prima persona la magia dei circhi italiani in diverse città dell’ex Iugoslavia, collezionando preziosi manifesti e godendomi gli elementi unici che ogni circo offriva – dice ancora l’autore -. Ogni volta che un circo italiano arrivava a Belgrado la città si trasformava. Sembrava che i manifesti apparissero quasi nel giro di una notte su ogni superficie disponibile, trasformando il noioso paesaggio urbano in un colorato tappeto pubblicitario. Dagli svettanti muri dei sottopassaggi, ai lampioni e alle vetrine dei negozi, neanche un singolo spazio era risparmiato da quelle vivaci immagini”.
Ricordi bellissimi, ancora impressi nella mente di un giovane Jovan che non poteva fare a meno di emozionarsi ogni volta che si inbatteva nei manifesti affissi di fresco. Ed esagerazione, curiosità, semplicità e interazione sono alcune delle parole chiave che descrivono un tipico manifesto del circo italiano a partire dalla metà del XX secolo.
“Ognuno di loro era la promessa di elettrizzanti esibizioni, animali esotici e spettacoli ammalianti che aspettavano di prendere vita sotto il tendone – aggiunge l’autore -. Ma quel che davvero mi intrigava di più era la stratificazione di vecchi manifesti che giacevano sotto la superficie. Al passare di ogni stagione, i nuovi manifesti invecchiavano e iniziavano a sfaldarsi, rivelando stralci del passato, frammenti di precedenti performance, colori sbiaditi e ricordi dimenticati. Era un tesoro nascosto di nostalgia – precisa -, un viaggio visivo attraverso la storia dei circhi che erano andati e venuti, lasciandosi dietro tracce della loro presenza incise sui muri della città”.
Jovan Andrić, sin da giovanissimo, ha continuato ad amare il circo, una passione “incrollabile” e un indescrivibile “senso di incanto” che si può trovare solo sotto ogni magico chapiteau.
La gioia di collezionare manifesti per l’autore non è soltanto la ricerca di nuovi “pezzi” da inserire nell’archivio personale, ma il sentire quel “brivido di imbattersi in un manifesto raro o nell’acquisire del materiale appena stampato”. Un lavoro di ricerca che, nel caso Jovan, è iniziato più di quarant’anni fa e che continuerà negli anni a venire perché il “suo” e “il “nostro” circo possa essere sempre più colorato.
Daniele G. Masciullo