In alto, a librare, sospesa nel vuoto, a vincere la forza di gravità con il suo cerchio. E poi sul filo basso, a sfidare l’equilibrio… verso l’equilibrio perfetto. Federica Toro, artista, mamma e moglie, si racconta con passione a Circo Italia. La vita, la famiglia e l’altro suo grande amore: il circo.
Quando è iniziata questa tua passione?
“Ho iniziato 11 anni fa. In Sicilia, nella mia Catania, aveva installato lo chapiteau il Circo Sandra Orfei dei fratelli Vassallo. La direzione stava cercando di costituire un corpo di ballo e io diedi la mia disponibilità come ballerina. E’ stato qui che ho poi conosciuto Nicholas Errani, oggi mio marito”.
Ci racconti qualcosa di più su di te e sulla tua carriera?
“Prima di avviare il mio percorso di lavoro e di vita all’interno del circo, ho fatto la maestra di danza e ho lavorato nelle scuole come insegnante di psicomotoria. Da sempre ho concentrato la mia attenzione sull’arte, sulla danza e oggi lavoro nel circo facendo le tournée. Quindi, ho iniziato come ballerina e dopo, da autodidatta, mi sono formata all’interno del circo. Devo dire che è cominciato tutto per gioco ed è stato Nicholas a ‘lanciare la sfida’, facendomi salire lì in alto, sotto la cupola, per testare la mia reazione a quell’altezza e iniziare a fare degli esercizi al trapezio Washington. L’altezza non mi ha fatto alcuna paura anche se devo ammettere che mi sono approcciata a qualcosa di molto difficile per una principiante. Potevo però contare sulla piena fiducia di Nicholas. Desideravo tanto avere un numero tutto mio. Così ho iniziato con il cerchio aereo e, a seguire, con il filo basso, numeri che presento oggi all’Internazionale Happy Circus Donna Orfei”.
Ti sei così specializzata in queste due discipline. Ci descrivi i tuoi numeri?
“Sono numeri completamente diversi! Il cerchio aereo ti dà la sensazione di volare. E’ adrenalina pura, spensieratezza. E’ pur sempre un numero che prevedere evoluzioni con prese e, in termini di sicurezza, il rischio è alto. Il filo basso, invece, ti costringe ad essere super concentrata quando sei sul cavo. Lì, come dico spesso, i piedi devono essere colla e non puoi assolutamente distrarti perché sbagliare significa farsi davvero male come è accaduto a me in passato”.
Come ti definiresti con un aggettivo?
“Poliedrica. Sì, aspetti e qualità diversi fra loro fanno del mio carattere un punto di forza”.
Cosa ti piace di più del tuo carattere e cosa cambieresti?
“Apprezzo tantissimo la mia testardaggine. Il carattere mi spinge a non mollare mai, così come ho fatto in alcuni momenti di sconforto. Di contro, non cambierei nulla, mi piaccio così come sono”.
Come si fa a conciliare il lavoro e la famiglia?
“Non è facilissimo, purtroppo. Pensavo di riuscire a gestire la vita familiare con quella lavorativa, ma è molto difficile soprattutto dopo la nascita dei figli. Fare la brava mamma e moglie, essere puntuale, impeccabile in quello che si deve fare in casa o al lavoro è sicuramente impegnativo. Diciamo che il lavoro in un circo rende il tutto ancora più difficile. Manuel, che ha sei anni, e Alexandra, più piccola di tre anni, sin da piccolissimi sono stati con me dietro la barriera a causa dei ritmi frenetici degli spettacoli. A differenza di Manuel, però, Alexandra oggi può contare sulla presenza dei miei suoceri che, fortunatamente, danno a me ed a mio marito un prezioso supporto”.
Com’è vivere il circo con accanto i propri cari?
“E’ bello e importante perché ti aiuta nel percorso di crescita dei figli. Ma a volte rifletto su come potrebbe essere la vita da circense senza la presenza e l’aiuto di altre persone: questo amplificherebbe le difficoltà e porterebbe a comprendere le reali difficoltà di questa vita. Il grande amore per la famiglia e per il circo mi danno quel qualcosa in più”.
La soddisfazione più grande sino ad oggi?
“Il debutto con il filo basso due anni fa. Sicuramente è questo il momento più bello per me. Ricordo che l’esibizione andò benissimo, il numero, molto difficile, riuscì alla perfezione e mi sentii gratificata. Arrivare a un debutto in pista, dopo tanti sacrifici, e raccogliere questo successo fu una sensazione bellissima”.
Un rammarico, se c’è.
“Anche qui ritorna in gioco il numero del filo basso. Purtroppo, non ho ascoltato i consigli di mio marito Nicholas, ho peccato di presunzione. Volevo cercare di accelerare i tempi per mettere in pista la mia esibizione e decisi di alzare l’altezza del filo. Purtroppo, ho subito un brutto infortunio che mi ha portato a sottopormi a un intervento chirurgico delicatissimo. E’ andato tutto bene fortunatamente però quanto accaduto mi ha lasciato un brutto ricordo e non nascondo che all’inizio è stato difficile, a livello psicologico, tornare ad esibirmi sul filo”.
Come descriveresti il mondo del circo?
“E’ un mondo che ti dà tanta magia, ebrezza, ma se non hai il giusto mood psicologico, come mi piace definirlo, ti può ‘ingoiare’. E’ un mondo che ti porta all’esaltazione dei sensi perché quello che vivi in pista ti offre sensazioni non facilmente descrivibili ma se perdi di vista quello che stai facendo, oppure devii leggermente il tuo percorso o il modo di pensare, ecco che ti ‘ingoia’”.
E com’è oggi?
“In evoluzione. Un mondo che si basa molto sul concetto di famiglia perché quella del circo è una famiglia. Poi ci sono tante dinamiche ai più sconosciute. Vedendo come si stanno spostando alcuni equilibri penso sia doveroso ribadire il vero significato di circo. Colui che viaggia, ‘pianta’ e ‘spianta’ il tendone, affronta le difficoltà degli spostamenti, i problemi che quotidianamente si presentano non deve essere ‘etichettato’, a differenza di chi si esibisce facendo qualcosa che, invece, è nato sotto il nostro tendone. Oggi, è difficile dire che si fa parte del circo. Perché deve accadere questo? E’ anche una conseguenza dell’atteggiamento di chi non riesce a farsi volere bene da chi non vive nel circo ma sicuramente non si possono avere i soliti pregiudizi. E’ sbagliato!”.
Il tuo rapporto con il pubblico?
“Lo adoro. E poi non mi vergogno, anzi sono un po’ sfacciata, voglio mostrare chi sono veramente e questo gli spettatori lo percepiscono subito. Ma in tutto il mondo dello spettacolo è così. Quello che rappresenti in pista la gente lo deve ‘sentire suo’ altrimenti non si crea quella alchimia che fa in modo che tutto possa andare bene”.
Che futuro immagini per il circo?
“Sono sempre più convinta che bisogna cambiare il modo di vedere le cose e il modo di approcciarsi. Sono cambiate le abitudini delle persone ed è necessario adeguarsi ai tempi per non rimanere indietro in questo processo di cambiamento. Alcuni lo stanno facendo, altri sono ancora fermi. Invece, bisogna affrontare con positività questi cambiamenti, essere prima di tutto predisposti ad essi e poi apportare innovazione”.
Quest’ultimo suggerimento è, probabilmente, uno degli obiettivi futuri…
“Sì, porterei nel circo innovazione. Innovazione negli spettacoli con storie, coreografie, luci e attrezzatura utile. D’altronde oggi si è in grado con gli strumenti che abbiamo a disposizione di poter realizzare qualsiasi tipo di spettacolo. Ovviamente, è necessario fare degli investimenti in capitali, risorse e attrezzatture, appunto. E come sempre avere un pizzico di fortuna”.
Qual è il tuo obiettivo per il futuro?
“Continuare a perfezionarmi ed esibirmi con i miei spettacoli finché avrò la forza e la passione”.
Daniele G. Masciullo