Il circo è “un ribollire continuo di idee, sempre in evoluzione”. E’ solo una delle descrizioni che ritroviamo nell’ultimo lavoro editoriale del prof. Alessandro Serena dal titolo “Storia del circo”, edito da Odoya e pubblicato nel mese di novembre 2024.
La cosa sorprendente è “il realizzare come questi salti in avanti, o salti mortali, non siano stati esclusiva di questo millennio ma abbiano di fatto accompagnato l’intera storia di questo mondo – scrive nella prefazione l’autore -. La metamorfosi continua è una delle caratteristiche più intrinseche del circo. Un mondo in continua, perenne, sorprendente trasformazione”.
Il volume, che segue l’uscita della prima edizione nel 2008, è uno straordinario viaggio nel tempo. Un lunghissimo percorso tra arte, tradizione, spettacolo in cui l’autore accompagna il lettore per spiegare le origini, gli sviluppi ed i cambiamenti che il circo ha subito nel tempo e come sta mutando.
“Il settore dello spettacolo circense è quello che si è maggiormente trasformato nell’ultimo quarto di secolo, fra arte e mercato – spiega Serena -. Le nuove leve del circo classico e contemporaneo si trovano ad agire all’interno di un’immensa galassia, che ha mille facce, mille livelli, mille fruizioni”.
Dieci capitoli e 344 pagine per raccontare la storia del circo. Le radici arcaiche, i riti sacri e profani, il simbolismo, sino alla prima scuola dello spettacolo per raccontare poi il periodo che va dal Medioevo al XVII secolo. Partendo da Philip Astley, considerato dagli storici quale padre del circo moderno, si conoscono i precursori italiani e lo sviluppo del circo europeo che non è quello “oggi impresso nell’immaginario collettivo, quello del tendone e delle carovane”. Si ritrovano nuovi luoghi e “alcune delle tipologie artistiche che confluiscono nella pista del circo trovano spazio e modalità di espressione anche in altri contesti come i teatri di rivista”.
Il viaggio nella storia prosegue raccontando che “a lato degli spettacoli trova un importante mercato anche il side show (“la baracca dei fenomeni”), ossia il luogo dove si ostentano per profitto essere umani e animali portatori di anomalie fisiche o provenienti da luoghi esotici e artisti dotati di capacità straordinarie”.
Ecco che discipline ed interpreti entrano in pista. Un intero capitolo è dedicato alle specialità equestri e alle figure che hanno, da sempre, caratterizzato questa arte: il clown (“l’uomo che fa ridere”), il giocoliere (“l’uomo al centro dell’universo”), l’acrobata (“l’uomo sulle punte”), il funambolo (“un sentiero nel cielo”), il trapezista (“in volo verso il sole”) e l’ammaestratori (“il labirinto del Minotauro”).
Chi ricopre un ruolo importante nell’impresa circense è, senza dubbio, la famiglia che si afferma come fondamento sociale dell’identità personale. “E’ una struttura multipla, con relazioni di tipo patriarcale e più unità coniugali assimilabile al modello contadino, col quale condivide la cura degli animali, il rapporto con gli agenti atmosferici e soprattutto la coincidenza tra luogo di lavoro e luogo della vita” – scrive Alessandro Serena.
Un mercato, quello circense e paracircense europeo, che “si dimostra eterogeno, seppur distinto da elementi ricorrenti e connotativi, quali la nascita e l’affermazione di dinastie di artisti e imprenditori che sorgono, crescono e si estinguono nel volgere di decenni o secoli” – precisa l’autore.
Si parla, quindi, dei luoghi, delle nazioni in cui viene prevalentemente svolta l’attività dando vita a “una sorta di aristocrazia della pista”. L’arte circense si diffonde dal Regno Unito alla Francia, dalla Germania alla penisola iberica, sino al centro dell’Europa. Il suo sviluppo tocca i vari continenti per arrivare nell’ex URSS, in Cina e in America.
E in Italia? Il nostro Paese ha sempre avuto una forte tradizione circense. “Molti fra i più celebri direttori-pionieri del passato provengono dalla nostra terra e alcuni italiani sono poi stati grandi maestri di singole discipline, apprezzati in tutto il mondo – racconta il prof. Serena -. Il mercato italiano non è mai stato fra i più ricchi o movimentati d’Europa, anche se in alcuni periodi ha goduto di maggiore fortuna”. Si è passati dai circuiti teatrali alle imprese familiari che “scelgono” il circo itinerante. Nello sviluppo nel periodo postbellico diventa fondamentale il sostegno dell’Ente Nazionale Circhi (fondato nell’agosto del 1948) e gli interventi pubblici che, grazie ai finanziamenti, sostengono il consolidamento e lo sviluppo del settore. Il numero delle imprese cresce e il boom economico degli anni sessanta consente l’iniziativa privata e l’affermazione delle prestigiose dinastie circensi. Il racconto e l’analisi del prof. Serena arriva agli ultimi anni in cui si assiste a un continuo cambiamento e una mutazione della fruizione dello spettacolo del circo.
Un capitolo del libro è dedicato a Monte-Carlo, “l’Oro del circo”, mentre l’ultima parte al circo contemporaneo. In pochi anni, infatti, quest’ultimo settore “è cresciuto con velocità esponenziale, fino a raggiungere numeri notevoli e a produrre una varietà di formazioni, stili, iniziative e tendenze che oggi costituiscono un patrimonio culturale sfaccettato e in continua espansione, oltre che una filiera lavorativa che occupa migliaia di persone e produce fatturati e indotti rilevanti” – conclude Alessandro Serena.
Insomma, un viaggio lungo ma molto interessante, che permette al lettore ed appassionato di comprendere meglio cosa è stato e cosa è oggi il circo, come era e come si sta evolvendo, cosa ha offerto e cosa può ancora offrire al suo “innamoratissimo” pubblico.
Daniele G. Masciullo
L’AUTORE
Alessandro Serena
Insegna Storia dello spettacolo circense e di strada in diversi atenei e centri formativi, tra i quali l’Università degli Studi di Milano. Tra i primi in Italia a occuparsi di circo contemporaneo, ha collaborato con la Biennale di Venezia in attività finalizzate alla fusione fra le arti della pista e quelle della scena e ha creato alcuni tra i principali successi italiani del settore. È autore e curatore di programmi televisivi dedicati al circo, come gli speciali RAI sul Cirque du Soleil e sul Festival di Monte-Carlo. Ha scritto numerosi saggi sullo spettacolo popolare.